Di tutto un po': per riflettere sul mondo del whisky (e non solo), ma anche per ridere
da gimodefaveri lun feb 27, 2017 11:45 am
Ho trovato interessante questo articolo http://maltandoak.com/opinion-the-death-of-house-style-and-the-rise-of-whisky-profiles/ e leggendolo mi sono venute in mente le parole di un vecchietto che ho trovato da Glenglassaugh l'anno scorso. Per lui andare a riempirsi le tre bottiglie di whisky sfuso in distilleria era come per noi andare a prendere il vino sfuso in cantina :D . Con aria compassionevole mi disse: "se non è invecchiato in botti di sherry non è scotch" :D :D . In effetti leggendo l'articolo e guardando alle proposte di mercato sembra che stiano buttando sul mercato qualsiasi cosa.
Effetto simile a quello che sta succedendo nel mio settore (vino).
da Biscolino lun feb 27, 2017 1:47 pm
Io la vedo un po' anche come conseguenza del fatto che le distillerie ormai non lavorano più l'orzo, ma partono "a cose fatte". Cioè, un conto se l'orzo lo compri in loco (se non dai tuoi stessi campi) e te lo malti ed essicchi da solo. Allora in quel caso hai un orzo "dellle tue parti", con una sua personalità fin dall'inizio e ti devi gestire l'asciugatura con quello che hai (hai una bella torbiera di erica, lavori con quella. Non hai torba nei dintorni, ma foreste? Usi il legno. Ecc....). Questo ti porta ad avere un tuo stile.

Quando invece il malto lo ricevi già pronto, ti basta scrivere una mail per ricevere una partita di un tipo anziché di un altro. Torba o non torba sono a portata di click, puoi decidere in tempi relativamente brevi cosa ti gira di fare. E così via.... a quel punto chi ti obbliga a fare un unico prodotto? Se non sei una Lagavulin o una Ardbeg che del loro stile hanno fatto bandiera, diversificare vuol dire aumentare la forchetta di mercato a tua disposizione e può farti comodo. E ti ripara dalle oscillazioni: oggi la torba tira? Ok, quella tua branca di prodotti vende di più. Domani tira di più lo sherry? No problem, ti scende una quota e sale quell'altra. E quello dei due che non va, o lo tieni per invecchiamenti lunghi, oppure cerchi di offrirlo ai blender.

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da gimodefaveri lun feb 27, 2017 5:40 pm
Concordo su tutta la linea, purtroppo a differenza del vino dove c'è posto più o meno per tutti, in Scozia credo si debba arrivare ad una massa critica di produzione per stare in piedi e quindi manca tutta quell'artigianalità che potrebbe vivere di piccoli numeri (e di filiera propria).

Di quelle attive chi consigliereste come garanzia di stile personale o di filiera propria?
Credo che Kingsbarn (che però ancora non commercializza scotch) abbia la produzione integrale.
da Biscolino lun feb 27, 2017 6:05 pm
Anche Kilchoman fa tutto "in casa", campi compresi, ma ti deve piacere la torba alla Mike Tyson.....

Altrimenti Springbank è ancora artigianale, ma non ricordo l'orzo da dove lo prendono. Comunque merita sicuramente.

O c'è Edradour, anche se qui i pareri sulla bontà del risultato sono oscillanti: non l'ho ancora mai provato.

Mi sembra anche Glen Elgin, ma non ricordo quanti step fanno ancora in casa.

Bruichladdich invece ha degli imbottigliamenti con orzo locale, ma non sono sicuro che sia il 100% della miscela e che il maltaggio sia fatto in casa.

E poi ce ne sono sicuramente altre che non mi vengono in mente al volo.

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da angelshare lun feb 27, 2017 6:19 pm
Non idealizzerei il mondo del vino né direi che il single malt "non è più artigianale".
Nel vino c'è talmente tanta standardizzazione, chimica e industrializzazione che c'è il moto "naturale" e tripla AAA che tira in direzione contraria proprio evidenziando questo eccessivo uso di tecniche in cantina.
Al vino si possono aggiungere legalmente centinaia di sostanze chimiche e la coltivazione delle viti spesso è intensiva e si caricano di pesticidi i terreni; certo l'orzo magari è OGM o irradiato ma allo scotch puoi aggiungere solo caramello.
I discorsi sulle botti si facevano di sicuro anche quando sono arrivate quelle di bourbon, ma ci sono centinaia di prodotti fantastici in botti di bourbon.
Per me, nonostante tutto, lo scotch rimane il riferimento nell'agroalimentare più serio al mondo e queste diversificazioni ci possono stare.
Kilchoman per ora usa solo una piccola parte di orzo locale (come Bruichladdich). Springbank malta da solo tutta la produzione.
Le distillerie "automatiche" che fanno tutto col computer credo siano meno di una decina, per ora.

Davide Terziotti
angelshare.it
Notizie e curiosita' dal pianeta whisky
da Biscolino lun feb 27, 2017 6:50 pm
angelshare ha scritto:Per me, nonostante tutto, lo scotch rimane il riferimento nell'agroalimentare più serio al mondo e queste diversificazioni ci possono stare.

Ecco, questo per me è il punto fondamentale che mi ha portato a dedicarmi a questo distillato mollando cognac e compagnia bella: la garanzia di bere qualcosa di "puro".

Qualsiasi cosa prendi, sai che dal punto di vista del processo produttivo cadi sempre in piedi: l'orzo potrà pure essere turco, il maltaggio potrà essere fatto pure a macchina e tutto quello che vuoi, ma dal momento che la materia prima entra in distilleria, tu poi sai che non gli verrà aggiunto niente, che le botti saranno sempre e solo sane botti di vero legno e che nel bicchiere hai qualcosa di rigorosamente controllato. Nessuno può inchiappettarti dicendoti che il distillato ha 23 anni se poi dentro solo due gocce hanno veramente quell'età.

Quello che cambia è poi la mano del distillatore o del blender, il carattere del distillato e quello che vuoi, ma questi te li gestisci tu a tuo gusto: se Glenfiddich e Glenlivet sono troppo piacioni, senza carattere, semplicemente non li compri. Ma se dovessi comprarli, sai che comunque la qualità di quello che c'è dentro è esattamente quella che ti aspetti: al massimo è il tuo gusto che non li gradisce.

E poi gli invecchiamenti: dove lo trovi un ventaglio così ricco e garantito di invecchiamenti? Ci sono distillati che non li reggono e fin qui ok, ma altri raggiungono certe età solo per poche release speciali, altrimenti giocano sulla legislazione più blanda riguardo quanto riportato in etichetta e si fermano il prima possibile.

Ricordo ancora quando anni fa ho portato a casa tutto fiero un cognac del 1985. Il mio primo distillato con un'età importante. Poi con gli anni vado a indagare e scopro che intanto non era un puro 1985, ma conteneva un blend di età. Che in etichetta non era riportato perché non necessario. E che quella Maison, per irrobustire i distillati, aggiungeva truciolato di legno nelle botti più esauste per rinvigorire ed arricchire l'invecchiamento, così che il cognac più giovane della miscela sembrasse comunque molto più vecchio.

E tutto questo non solo era ammesso, ma era considerato anche pratica comune nell'elitario mondo del cognac e dell'Armagnac.
Adesso se porto a casa un whisky da 30 anni è vero che mi costa un rene, ma cazzarola ho la certezza che ho pagato quello che ho nella bottiglia. A comprare altri distillati mi sento sempre un po' incerto, sempre col timore che sotto sotto mi stiano comunque inchiappettando. Un po' come quando, in un noto e rinomato agriturismo della zona, mi sono trovato in tavola vino "a km zero, prodotto e imbottigliato a Caponago": ridente località brianzola dove abito e dove non esiste nessun vigneto.... manco un'enoteca che venda vino sfuso.......... :picchiatesta:

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da Lorenzo_P lun feb 27, 2017 10:47 pm
Biscolino ha scritto:Un po' come quando, in un noto e rinomato agriturismo della zona, mi sono trovato in tavola vino "a km zero, prodotto e imbottigliato a Caponago": ridente località brianzola dove abito e dove non esiste nessun vigneto.... manco un'enoteca che venda vino sfuso.......... :picchiatesta:


Manco il vino al metanolo, lì era a rischio di metilene :wowo!!:

E mi fermo subito dal scrivere altre buoiate e seguo interessato :up:

da antonio sab mar 04, 2017 1:56 pm
angelshare ha scritto:Non idealizzerei il mondo del vino né direi che il single malt "non è più artigianale".
Nel vino c'è talmente tanta standardizzazione, chimica e industrializzazione che c'è il moto "naturale" e tripla AAA che tira in direzione contraria proprio evidenziando questo eccessivo uso di tecniche in cantina.
Al vino si possono aggiungere legalmente centinaia di sostanze chimiche e la coltivazione delle viti spesso è intensiva e si caricano di pesticidi i terreni; certo l'orzo magari è OGM o irradiato ma allo scotch puoi aggiungere solo caramello.
I discorsi sulle botti si facevano di sicuro anche quando sono arrivate quelle di bourbon, ma ci sono centinaia di prodotti fantastici in botti di bourbon.
Per me, nonostante tutto, lo scotch rimane il riferimento nell'agroalimentare più serio al mondo e queste diversificazioni ci possono stare.
Kilchoman per ora usa solo una piccola parte di orzo locale (come Bruichladdich). Springbank malta da solo tutta la produzione.
Le distillerie "automatiche" che fanno tutto col computer credo siano meno di una decina, per ora.



Ma l orzo no risente dei trattamenti chimici del terreno in cui viene coltivato?
Cioè un orzo coltivato con modalità tradizionali ( con uso di fertilizzanti chimici, pesticidi, diserbanti e quanto altro) rispetto ad un orzo coltivato in modo che il terreno è la pianta vengano rispettate ; in fase di distillazione e di invecchiamento produrranno nel distillato gli stessi sentori e aromi ?
Oppure un orzo coltivato in modo biodinamico per esempio trasmetterà più sapori al distillato ?
da Biscolino sab mar 04, 2017 7:07 pm
Secondo me, più che il modo di coltivarlo, la differenza viene dal luogo: un orzo coltivato nelle lowland sarà per forza diverso da uno coltivato nell'estremo nord o nelle isole. O anche solo la differenza nel terreno o nell'altitudine, sono tutti fattori che ne cambiano la crescita, la concentrazione di zuccheri, oltre alla necessità di coltivarne varianti differenti. Combini questo con la scelta di miscele di lieviti differenti e hai un bel ventaglio di distillati diversi e caratteristici.

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da antonio gio mar 09, 2017 2:40 pm
Sicuramente il.clima influisce, ma le.piante prendono nutrimento dalla terra, per questo penso che sia importante anche come vengono coltivate.....
cron